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"Se volete figli intelligenti leggete loro le fiabe. Se volete figli molto intelligenti leggete loro molte fiabe." Albert Einstein

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Dedicato a chi sogna la notte, e di giorno lavora, per realizzare ciò che di bello ha sognato

 

MARGHERITA E IL SEGRETO DELLA LIBERTA'

Margherita era una giovane principessa cresciuta nella bambagia fin da quando era un frugoletto nella culla; il padre si dedicava ad esaudire ogni suo desiderio e la madre non faceva che ripeterle costantemente quanto lei fosse la più bella fanciulla del reame.

Ogni mattina le cameriere le servivano la colazione a letto e poi l’aiutavano a vestirsi.

Nei giorni di festa, quando Margherita si affacciava dal balcone reale per salutare la folla, i sudditi del regno l’acclamavano ogni volta pieni di entusiasmo.

Margherita ormai era abituata a vivere fra mille agi, poichè tutto questo aveva avuto inizio da quando la piccola principessina aveva appena incominciato a sgambettare.

In tutto il regno non c'era anima viva che non la ritenesse la ragazza più fortunata del reame: bella e di buon cuore, servita e riverita, membro della famiglia reale, ossequiata ed ammirata.

Eppure Margherita non si sentiva affatto così fortunata: il suo bel mondo non era altro che una prigione dorata e la cosa che di più le mancava era certamente la sua libertà.

Durante l'infanzia Margherita non aveva potuto andare a scuola assieme agli altri bambini, non aveva potuto giocare con loro nel grande parco del regno e non aveva potuto rotolarsi nei prati in fiore nei giorni di festa: alla principessina non erano certo permessi quel genere di comportamenti poiché non erano adeguati al suo rango sociale.

Col passare degli anni, Margherita aveva accettato il fatto di non potersi scegliere le amicizie che desiderava e aveva rinunciato perfino ad uscire da sola per una passeggiata a cavallo. Ogni sua più piccola richiesta era vagliata dai suoi genitori, i quali, in modo fermo e rigoroso, le ricordavano sempre quello che il protocollo reale permetteva o meno alle giovani principesse come lei. E le pareva sempre che il protocollo vietasse ogni più piccolo divertimento.

Insomma, per tutta la vita Margherita si era sempre sottomessa alle regole di corte, ma qualche giorno addietro era accaduto qualcosa che aveva gettato un grande scompiglio nel suo animo e che avrebbe ben presto mutato il corso degli eventi.

Quella mattina la regina madre l'aveva convocata nelle sue stanze per comunicarle un'importante notizia:

- Cara Margherita, tu sei una principessa, la principessa del regno di Nuova Donia e come tale sai che hai dei diritti e soprattutto dei doveri imposti dal tuo rango. Vero che lo sai, piccolina mia?

- Certo che lo so,- sospirò distrattamente Margherita- è tutta la vita che non fate che ripetermelo, direi che so bene che non posso fare come mi pare. Di che cosa si tratta questa volta? A quale altro noiosissimo ricevimento dovrò partecipare?

- A quello della tua festa di fidanzamento con il principe Edoardo, l'erede al trono del regno di Antica Donia. La settimana prossima Edoardo verrà appositamente qui per conoscerti e sarà accompagnato dai suoi genitori il re e la regina e da tutta la corte degli ambasciatori.- a quelle parole Margherita sentì mancarle il respiro, avvertì un groppo alla gola e quasi temette di svenire- Ora che hai sedici anni non poteva capitarti nulla di meglio,- proseguiva imperterrita la regina madre- il fidanzamento durerà un anno e poi vi sposerete, così tra qualche tempo diventerai regina di Nuova Donia. Non sei contenta bambina mia?

-No che non lo sono!- esclamò Margherita scoppiando in un gran pianto- Io non lo conosco nemmeno quello lì! Chi sei tu per decidere della mia vita fino a questo punto? A che mi serve essere una principessa se devo vivere dentro una prigione?- e quindi scappò via singhiozzando, con gli occhi offuscati da fiumi di lacrime.

Il dolore di Margherita nasceva da due motivi: il primo motivo, quello più ovvio, era che una giovane fanciulla come lei non potesse accettare in alcun modo l'idea di sposarsi con uno sconosciuto per poi restare tutta la vita prigioniera di una gabbia dorata nella gelida terra di Antica Donia; il secondo motivo, quello più intimo e segreto, era che il suo cuore già apparteneva a un'altra persona, una persona che i suoi genitori non avrebbero mai acconsentito a farle sposare.

Margherita amava, ricambiata, il giovane Guglielmo, figlio di un umile sarto del paese. Guglielmo aveva diciotto anni ed era di bell'aspetto così come lo era Margherita, aveva un buon cuore ed era un grande e onesto lavoratore.

Un giorno il ragazzo venne invitato a palazzo assieme al padre per cucire le nuove livree dei camerieri di corte: fu così che Margherita lo scorse, e lui scorse lei, solo che da quel momento non erano mai riusciti a scambiarsi nemmeno una parola, poiché a palazzo era praticamente impossibile riuscire a rimanere da soli anche per un solo attimo. Margherita era sempre circondata da dame di compagnia che la tenevano ben lontana da chi non fosse un membro della corte.

L'unico alleato e confidente di Margherita era stato fin dal primo momento suo fratello Gregorio, il principe erede al trono.

Gregorio era uno spirito libero e saggio che, con le sue buone maniere e la sua amabile diplomazia, riusciva spesso a sottrarsi ai dettami di corte.

Naturalmente Gregorio godeva di indubbi vantaggi rispetto a Margherita poiché, essendo il figlio maschio primogenito, gli era permesso di uscire da solo in sella al suo destriero per andarsene liberamente a spasso nel regno; poteva decidere di recarsi a bere una birra con i suoi amici nelle migliori osterie dei dintorni, poteva andare a caccia di cinghiali, poteva addestrare i falchi, tirare di scherma e giocare alla pallacorda.

Insomma, a Gregorio era concesso di vivere una vita propria, in piena libertà. O quasi.

Margherita si era confidata con il fratello e così Gregorio, per aiutarla a vedere il suo innamorato, la faceva uscire talvolta a cavallo assieme a lui e a qualche altra guardia di corte: assieme trotterellavano per il regno e facevano in modo di passare davanti alla bottega del sarto. Al grido di acclamazione della folla al passaggio dei due principini, Guglielmo accorreva e contemplava Margherita con occhi pieni d'amore; lei gli sorrideva stando ben attenta a non farsi scorgere da nessuno, poi ripartiva al galoppo verso il castello con il suo cuore di ragazza dolcemente in subbuglio.

- Gregorio, ti scongiuro, devi assolutamente aiutaremi, è successa una cosa orribile!- disse Margherita singhiozzante mentre irrompeva nelle stanze del fratello.

- Mi dispiace Margherita, so già tutto,- fece lui profondamente rattristato per le sorti della sorella- e so anche per certo che il tuo matrimonio con Edoardo sarà alquanto infelice: stavolta non so proprio come aiutarti.

- Se non lo sai tu te lo dirò io.- disse lei con fermezza- Portami al più presto da Guglielmo, devo assolutamente parlare con lui!

- Ma sorella mia, sei forse impazzita?- la rimproverò Gregorio- Che cosa vuoi fare? Se in paese vi vedranno parlare assieme, la cosa si verrà certamente a sapere, allora sì che mamma e papà sbatteranno lui in gattabuia e rinchiuderanno te in un convento di clausura fino al giorno del tuo matrimonio col principe Edoardo!

- Ma quale convento e quale clausura, io non sono affatto impazzita,- replicò lei in modo assai deciso- ho pensato a ogni cosa e tu adesso devi solo starmi bene sentire: sella immediatamente il tuo destriero e vai a dire a Guglielmo di attenderci questa notte a mezzanotte accanto alla vecchia quercia cava della valle del Sonno. Digli del mio matrimonio col principe Edoardo e digli che ho bisogno di parlargli. Lui capirà.

- Ma stai forse scherzando? Sei sicura di non essere davvero uscita di senno? Come credi che riuscirò ad andare da solo dal sarto del paese senza dare nell'occhio?

Margherita prese allora un paio di pantaloni da caccia al cinghiale di Gregorio e con le mani e con i denti li squarciò su un fianco:

- Così farai: dì a nostra madre che vai a farti riparare questi pantaloni.

- Ma sai bene che mi dirà di far venire il sarto qui a corte anziché andare io da lui!

- E tu allora dille che hai voglia di far sgranchire le gambe al tuo purosangue e che muori dalla voglia di farti una galoppata all'aria aperta! Oh, insomma, tu hai la libertà di uscirtene a cavallo quando ti pare e piace, fai appello al tuo coraggio e cerca di essere sia un uomo che un buon fratello: vuoi aiutare tua sorella oppure no?

Gregorio aveva un buon cuore e voleva molto bene a Margherita: davanti alla forza e all’impeto della ragazza comprese che era giusto che lui l’aiutasse, così le sorrise, prese i pantaloni e ordinò di far sellare il cavallo.

Margherita gli strinse le braccia al collo con l'animo colmo di speranza e andò a rinchiudersi in camera sua per evitare di incappare nei suoi genitori e sorbirsi così l'ennesima ed ingiusta predica sui suoi doveri di principessa.

Nel frattempo il re e la regina, dopo aver discusso a lungo della reazione che Margherita aveva avuto alla notizia del suo fidanzamento, si erano consultati sul da farsi:

- Le faremo cambiare idea molto presto,- diceva la regina madre- vedrai che fra qualche giorno nostra figlia sarà entusiasta all'idea di diventare la regina di Antica Donia.

- Lo spero bene,- rispondeva cogitabondo il padre- noi due abbiamo già dato la nostra parola al re e alla regina di Antica Donia: che figura ci faremmo se Margherita facesse dietrofront proprio davanti all'altare?

- Oh, caro, ma questo non accadrà assolutamente, non deve accadere e non accadrà.- disse risoluta la regina madre- Da quando in qua una figlia può decidere di disporre della propria vita come più le piace? Noi due siamo i suoi genitori e noi due stabiliremo cosa è meglio per lei, anche a costo di farle versare qualche piccola e insignificante lacrimuccia.

A pensarla a quel modo la regina madre si sbagliava di grosso e presto Margherita glielo avrebbe dimostrato.

Nel frattempo il buon Gregorio era giunto nella bottega di Guglielmo. Per fortuna non c'erano altre orecchie indiscrete ad ascoltare l'importante messaggio che il principe aveva da riferirgli:

- Buongiorno Guglielmo, ho qui da farti riparare un paio dei miei pantaloni da caccia che si sono strappati, ma dovrei prima dirti che questi pantaloni li ha strappati mia sorella Margherita con le sue unghie e i suoi denti, affinché io avessi una scusa per recarmi da te e riferirti il suo messaggio.- Guglielmo sentì il cuore sobbalzargli in petto, i suoi occhi grandi e belli si fecero attenti e iniziarono a brillare come la volta celeste nella notte di San Lorenzo- Margherita è destinata ad andare in sposa al principe Edoardo di Antica Donia,- riprese Gregorio- vuole incontrarti questa notte a mezzanotte presso la vecchia quercia cava della valle del Sonno. L'accompagnerò io a cavallo, cercheremo di fuggire in incognito dal palazzo e poi vi faremo ritorno, sempre con il favore delle tenebre. Allora, posso dirle che verrai?

- Verrò.

Guglielmo non aveva bisogno di proferire altre parole e Gregorio aveva pienamente compreso quanto fosse forte e sincero il suo amore per la sorella.

- D'accordo Guglielmo, allora arrivederci a stasera.

- Arrivederci principe.

- Date le circostanze, direi che puoi chiamarmi anche soltanto Gregorio. Allora a stasera, Guglielmo.

Quella sera la luna era oscurata da fosche nubi cariche di presagi, ma quello era forse un bene, poiché anche la più pallida luce della luna poteva tradire il segreto di Margherita: cosa sarebbe accaduto se occhi indiscreti l'avessero vista galoppare via a quell'ora di notte verso la vecchia quercia della valle del Sonno?

Per fortuna nessuno si accorse della loro fuga: i due principini arrivarono al luogo dell’appuntamento con qualche minuto di anticipo e  trovarono Guglielmo già lì ad attenderli.

Non appena la ragazza scese da cavallo, l'innamorato le corse vicino e le afferrò le mani:

- Ho una cara zia di nome Melisenda che vive nel regno dell'Est: noi due possiamo andare da lei.- le disse subito lui, rassicurandola- Sono certo che quando ci vedrà arrivare non ci farà alcuna domanda e ci ospiterà per tutto il tempo di cui avremo bisogno. Mia zia è già anziana, non ha figli e vive facendo la sarta per il paese: non potrà che farle piacere ricevere il nostro aiuto in casa e nella sua bottega.

- Ti prometto che imparerò anche io il mestiere di sarta e insieme avremo di che vivere.- replicò fermamente Margherita- So bene che in vita mia sono stata sempre abituata ad essere servita e riverita senza dovermi mai preoccupare di nulla, ma ora che è il momento di reclamare la mia libertà so che è solo attraverso il lavoro che potrò conquistarmela.- Guglielmo l'ascoltava pieno di felicità- La voglia di apprendere non mi manca, il mestiere di tua zia ci darà di che mangiare e questo mi basta.- concluse Margherita, la quale non poteva ancora sapere che il mestiere di sartina le avrebbe dato molto ma molto di più che un piatto di lenticchie da dividere col suo innamorato.

- Bene, allora direi di partire in questo stesso istante.- disse Guglielmo.

- Prima di partire credo però che questo vostro fratello e cognato meriti almeno un saluto, voi non pensate?- fece scherzando il principe Gregorio.

- Fratello mio, non saprò mai come ringraziarti per tutto quello che hai fatto per noi e per la fiducia che mi hai dato.- disse Margherita commossa- Senza di te sarei stata da sola e non avrei saputo come agire.

- Grazie, Gregorio, grazie davvero anche da parte mia.- disse Guglielmo solennemente.

- Grazie a voi due, ragazzi: con le vostre azioni state insegnando al mondo che ognuno di noi merita di essere l'artefice della propria felicità, con il vostro agire ci state dimostrando che ognuno di noi deve avere il coraggio di essere l'artefice della propria libertà.- e poi, rivolto affettuosamente a Margherita- Con mamma e papà ci penserò io, non rivelerò certo che sei nella terra dell'Est, vedrai che non sapranno come trovarti. Promettimi però che ci rivedremo e che farai avere tue notizie a palazzo. Mamma e papà avranno anche le loro idee bislacche, ma non meritano di morire di crepacuore per la scomparsa di una figlia.

- Scriverò presto, te lo prometto fratello mio.- disse Margherita- Mamma e papà non meritano certo di morire di crepacuore, ma anche io non merito di essere condannata a una vita infelice accanto a un uomo che non amo. Due genitori che dicono di amare la propria figlia saranno in grado di comprendere il perchè delle mie azioni.- Gregorio annuì. I due giovani principi si abbracciarono e si salutarono.

- Ah, dimenticavo,- fece Gregorio già in sella al suo destriero- io conosco bene Edoardo di Antica Donia: è un bravo ragazzo e ha il cuore d'oro, ma averlo per marito vi avrebbe reso  entrambi assai infelici.

- Io non ho nulla contro la sua persona,- rispose serenamente Margherita- ma come hai detto tu stesso un attimo fa, io voglio soltanto essere l'artefice della mia felicità. A proposito, tu come fai a conoscere il principe Edoardo?

- E' una lunga storia,- rispose Gregorio- te la racconterò un altro giorno. Adesso è meglio che andiate: si è già fatto molto tardi e non vorrei che a palazzo qualcuno si sia già messo sulle nostre tracce.

Guglielmo e Margherita sparirono al galoppo nel buio della notte e Gregorio rientrò a palazzo senza farsi scorgere da nessuno.

L'indomani, quando a corte si venne a sapere della fuga di Margherita, sembrava che non bastassero tutti i sali della credenza reale per rianimare la regina madre.

- Vostra maestà, vi prego, vostra maestà, coraggio,- ripetevano alla regina le fedeli dame di compagnia- aprite gli occhi vostra maestà, fatevi forza, fatevi coraggio e vedrete che presto le guardie ritroveranno la principessina Margherita.

- Seppure la ritrovassero oggi stesso,- rispondeva la regina madre con flebile voce dolente- a quest'ora lo scandalo sarà già arrivato nella corte di Antica Donia! Che figura vergognosa abbiamo fatto io e il mio consorte! Mia figlia è la prima principessa della storia che si rifiuta di sottostare a un matrimonio combinato! Perché mai questa sciagura doveva capitare proprio a me? Perché mai abbiamo dovuto subire una simile onta da colei che abbiamo così tanto amato fin da quando è venuta al mondo?

Il re padre, che di certo non era affatto contento del gesto dalla figlia, riusciva a mantenersi decisamente più calmo della reale consorte, poiché badava meno al giudizio altrui e poiché riteneva che, non appena Margherita fosse ritornata a palazzo, le cose si sarebbero facilmente riaggiustate grazie all'abile lavoro diplomatico degli ambasciatori di corte.

Il re, nella sua ingenua ottusità, era convinto che sua figlia avrebbe ancora potuto sposare il principe Edoardo: egli non aveva minimamente compreso le ragioni profonde del gesto di ribellione della figlia.

A dispetto di ogni previsione, fu invece proprio il principe Edoardo quello a rimanere piacevolmente colpito dalla notizia che la sua promessa sposa si era data alla fuga, lasciandolo celibe ancora per chissà quanto.

La verità era che anche il principe di Antica Donia non aveva certo questa gran fretta di accasarsi con una sconosciuta di cui non era innamorato: pure il suo cuore, così come quello di Margherita, era già da tempo altrove.

Frattanto che a corte si vivevano ore di scompiglio, i giovani innamorati in fuga erano finalmente giunti nella terra dell'Est dove erano stati benevolmente accolti dalla zia di Guglielmo, la vecchia sarta Melisenda.

Margherita aveva tenuto fede alle sue promesse e ogni giorno lavorava di buona lena con ago e filo, imparando prontamente tutti i segreti del mestiere che Melisenda le metteva amorevolmente a disposizione.

I giorni passavano e Margherita non aveva nessuna intenzione di fare ritorno a corte.

Come promesso a Gregorio, inviò con regolarità diverse missive ai suoi genitori, per dire loro che stava bene e per comunicare che si sarebbe trattenuta fuori casa ancora per lungo tempo.

Quella vita con Guglielmo era ciò che lei desiderava di più al mondo; anche il suo amato non desiderava altro che trascorrere ogni giorno con lei e così, un bel mattino di Primavera, i due giovani si sposarono.

Nella terra dell'Est nessuno conosceva il volto della principessa Margherita di Nuova Donia e quindi i ragazzi non ebbero problema alcuno a farsi unire in matrimonio dal curato del paese con una semplice cerimonia.

Ogni tanto il principe Gregorio andava in segreto a fare loro visita e, nel vedere l'amata sorella così felice, sentiva di aver fatto la scelta giusta aiutandoli nella loro fuga.

Più i giorni passavano, più i due giovani sposi si scoprivano anche alquanto in gamba nel mandare avanti la vecchia sartoria di zia Melisenda; se Guglielmo era già in possesso delle tecniche sartoriali apprese nel corso degli anni da suo padre, Margherita dal canto suo imparava ogni cosa rapidamente e sapeva arricchire il mestiere con fantasia e creatività.

La giovane principessa dimostrava anche un sano spirito imprenditoriale e non scordava mai di fare sempre dell'ottima pubblicità in tutto il circondario alle loro creazioni più belle.

Per farla breve, in pochi mesi Guglielmo e Margherita riuscirono a trasformare la botteguccia di Melisenda in una fiorente azienda a conduzione famigliare, poi la espansero ancora fino ad assumere numerosi sarti e collaboratori: le richieste di abiti da cerimonia fioccavano copiosamente da tutti i reami circostanti e Margherita si ritrovò in brevissimo tempo a vestire tutta l'aristocrazia più in vista, anche se, per non correre rischi, erano solo Guglielmo e Melisenda che portavano gli abiti alle corti dei nobili, poiché qualcuno di quegli aristocratici avrebbe sempre potuto riconoscere nell'umile sartina Margherita quella che era ancora la principessa di Nuova Donia.

Un bel giorno arrivarono contemporaneamente due grandi notizie a casa di Guglielmo e Margherita: la prima notizia fu che un messo della corte di Nuova Donia era giunto alla porta dell'azienda sartoriale con l’ordine per un abito da cerimonia firmato direttamente dalla regina in persona, ovvero la madre di Margherita; la seconda e ancor più bella notizia fu invece che Margherita si era accorta di aspettare un bambino.

Guglielmo, Margherita e Melisenda erano al settimo cielo per la nuova vita che si preparava ad arrivare.

- Cara, cosa hai intenzione di fare con l'ordine del vestito per tua madre?- le domandò dolcemente Guglielmo.

- Ho intenzione di realizzare l'abito io stessa e sarò sempre io a portarglielo a corte.- rispose lei.

Guglielmo comprese che la volontà della moglie era quella di riconciliarsi con i genitori e quindi l'assecondò nel suo intento, aiutandola prima di tutto nel cucito e nei preziosi ricami.

Di lì a poco arrivò il giorno in cui era prevista la consegna dell'abito.

Margherita e Guglielmo giunsero presso le antiche mura del castello a cavallo di due bianchi destrieri: lei, che indossava un cappuccio e uno scialle scarlatto che le coprivano gran parte del volto, passò del tutto inosservata agli occhi delle guardie e degli altri membri della corte, fino a giungere al cospetto della regina sua madre e del re suo padre.

A palazzo nulla sembrava essere cambiato da quando Margherita se ne era andata.

- Presto, presto, facciamo presto che fra poco devo ricevere la regina Isabella di Antica Donia che è oggi in visita presso il nostro reame assieme a suo figlio Edoardo.- disse nervosamente la regina ai due sarti- Dopo il grande scandalo che abbiamo avuto, intendo dire dopo la fuga di mia figlia Margherita, i regnanti di Antica Donia hanno avuto il buon gusto di non togliermi il saluto e magnanimamente non ci privano delle loro visite di cortesia.

Margherita taceva e intanto disponeva l'abito sul divanetto del salottino di prova.

- Mi spiace molto per quello che è accaduto.- disse rispettosamente Guglielmo.

- Ah, per favore non parliamone più,- intervenne il re- è una ferita ancora aperta! Nostra figlia ci invia ogni tanto sue notizie e ci dice che sta bene, ma sono già due anni che non la vediamo.

- Ma d'altronde non è sempre il bene di sua figlia che sta a cuore ad ogni padre?- disse il principe Gregorio, che era entrato nella stanza facendo finta di non badare alla presenza di Guglielmo e Margherita.

- Certo che lo è, figlio mio.- rispose il re- Tu non sai che cosa darei per non averle mai proposto di sposare quell'Edoardo di Antica Donia ed avere ancora qui con me la mia bambina!

- Bambina, padre? Mia sorella è una donna.- fece notare Gregorio al re.

-Per me sarà sempre la mia bambina e non averla qui con me è uno strazio infinito.- disse mestamente il re.

- Allora il vostro strazio è terminato.- fece Margherita con voce pacata. La giovane principessa si tolse scialle e cappuccio e lasciò i suoi genitori a bocca aperta- Lui è il mio sposo Guglielmo e in grembo porto il frutto del nostro amore; in tutti questi mesi Gregorio è stato sempre e soltanto l'unico a sapere ogni cosa e non mi ha mai negato il suo prezioso supporto fin dall'inizio. Ah, dimenticavo, l'azienda sartoriale più grande della vallata è diretta da me.

- Margherita … - mormorò il padre incredulo e al colmo della gioia- Margheritina mia, vieni qui, fatti abbracciare! Una cicogna in arrivo, che splendida notizia!

- Ma allora presto diventeremo nonni!- fece la regina, la quale, per rimanere sempre fedele a se stessa, svenne poi di punto in bianco.

- Vado a prendere i sali.- disse Gregorio con una certa calma, abituato ormai da tempo a non lasciarsi minimamente scalfire dalle consuete reazioni materne.

Svenimenti a parte, la famiglia si riconciliò e non ci fu spazio per scenate o risentimenti: tutti erano molto felici per il ritorno di Margherita .

I colpi di scena però non erano ancora terminati.

Nel frattempo era giunta a palazzo la delegazione dei regnanti di Antica Donia.

La regina madre temeva fortemente che l'incontro tra sua figlia ed Edoardo, principe ereditario rifiutato da Margherita, potesse creare un altro incidente diplomatico.

Quando i due ragazzi vennero presentati, invece, Margherita avvertì subito che Edoardo non nutriva verso di lei nessun genere risentimento, anzi, le dimostrava quasi una certa forma di gratitudine.

Quando tutti i reali si ritrovarono poi di fronte a un buon tè con i pasticcini, la regina madre si scusò ancora con la regina di Antica Donia per come erano andate le cose fra i loro figli.

Fu allora che il principe Edoardo prese la parola e stupì la platea:

- Vostra Maestà,- disse rivolgensdosi alla madre di Margherita- la prego dal più profondo del mio cuore di non rimproverare sua figlia, alla quale peraltro io stesso sono infinitamente grato per la forza d'animo che ha dimostrato. Eravamo l'un per l'altra due sconosciuti e per di più anch'io, come la coraggiosa e intrepida Margherita, avevo il mio cuore già impegnato.

- Figlio mio,- trasalì la regina Isabella di Antica Donia, madre di Edoardo- non me lo avevi mai detto! E chi sarebbe la fortunata? Sai bene che sia io che tuo padre vogliamo essere due regnanti moderni e illuminati. Confidati con tua madre: se la tua amata non ha del sangue blu che le scorre nelle vene, allora vorrà dire che cambieremo la leggi e consentiremo ugualmente che si celebri un matrimonio fra un nobile e una plebea.

- Il sangue del mio amore è blu,- disse Edoardo placidamente- almeno su questo nessuno avrà troppo da ridire. L’ostacolo semmai sarebbe quello della discendenza.

- Non capisco bene cosa intendi dire, caro, spiegati meglio.- disse la regina al figlio cingendogli le spalle col suo braccio.

- Regina Isabella di Antica Donia,- prese allora la parola il principe Gregorio- io e suo figlio ci amiamo da tempo, ci vogliamo bene e teniamo infinitamente l'uno all'altro. Vorremmo sposarci e vorremmo adottare dei bambini, ma le leggi di entrambi i regni lo proibiscono.

Stavolta la regina madre di Nuova Donia non svenne, ma rimase semplicemente di sasso, immobile come una statua di sale, mentre suo marito il re era rimasto a bocca aperta e sembrava che non riuscisse più a richiuderla.

La regina di Antica Donia, che moderna lo era veramente e che non badava né al colore del proprio sangue né a quello della discendenza, abbraccio con trasporto il figlio e gli schioccò un bacio sulla fronte:

- Non vedo l'ora di diventare nonna anch'io, questa è una notizia meravigliosa!- esclamò rivolgendosi a Edoardo e Gregorio.- anche Guglielmo e Margherita esternarono immediatamente le loro più calde congratulazioni- Bé,- continuò la regina di Antica Donia rivolgendosi stavolta alla regina di Nuova Donia- a quanto pare noi due eravamo proprio destinate a diventare consuocere!

La madre di Margherita emise un lieve mugolio, accennò a un sorrisino di circostanza e poi, per non mancare mai ai suoi consueti doveri, puntualmente svenne.

Il padre di Margherita invece non trovò il tempo di svenire, poichè per la prima volta in vita sua era stato letteralmente sopraffatto dalla felicità e scopriva inaspettatamente in sè una forza mai provata fino ad allora: dapprima il ritorno a casa della figlia amata, poi la splendida notizia del nipotino in arrivo e, come se non bastasse, l'ulteriore soddisfazione paterna di sapere che anche il suo primogenito sarebbe stato artefice della propria felicità.

Come genitore e come uomo non avrebbe davvero potuto desiderare di più.

- Le nostre leggi non sono al passo coi tempi?- si domandò il re davanti agli altri- Le nostre leggi non permettono di sposare chi si ama e non permettono di dare una famiglia agli orfani? Ma allora è proprio ora di cambiarle, queste leggi!- esclamò quindi con decisione- Come accidenti abbiamo fatto a non pensarci prima?

Fu così che le leggi vennero cambiate e vissero tutti felici e contenti, e felici quei ragazzi lo furono per davvero, di una felicità sana e corposa, vitale e piena di colori, quella felicità che fa desiderare che anche gli altri possano essere felici allo stesso modo per tutto il resto della vita.

Di certo per Margehrita, Guglielmo, Gregorio ed Edoardo non mancarono le normali vicissitudini che l’esistenza riserva un po' a tutti, ma l'amore vero è miracoloso e permette di superare piccole e grandi avversità.

Ah, stavo dimenticando una cosa molto importante: Margherita e Guglielmo continuarono a dirigere l'azienda sartoriale assieme a Melisenda, la quale visse ancora a lungo e potè godersi i suoi giorni in famiglia, in letizia e serenità, senza mai rinunciare a badare alla sartoria.

Anche i due giovani non  avrebbero mai rinunciato a occuparsi della sartoria,\ poiché era stato proprio quel sano lavoro quotidiano assieme alla loro forza di volontà, conditi dall’amore e da un certo coraggio, a svelare a Guglielmo e a Margherita quale fosse il segreto, o l'antica verità, che permette a noi tutti di raggiungere la libertà.

Commenti (2)
  • Maria

    :angry-red: una favola della buonanotte dev'essere una lettura di fantasia e di magia e non parlare di omosessualità. Mi dispiace ma penso che certi temi debbano essere affrontati in modo diverso. Sono molto delusa.

  • Arianna

    Ciao Maria,

    mi dispiace che la favola non ti sia piaciuta e naturalmente rispetto il tuo pensiero, che in questo caso è molto distante dal mio: per me una favola o una fiaba devono dare il loro piccolo contributo nell'interpretazione della realtà in tutte le sue molteplici sfaccettature, ricorrendo ad elementi sia fantastici che reali.

    Quando ero bambina io, ricordo che il primo cartone animato che introduceva un personaggio dai caratteri non propriamente etero-standard erano i Puffi, il personaggio era puffo vanitoso e veniva tratteggiato ancora con molti elementi tipici della "macchietta". Siccome, avendo io 9 anni, i conti non mi tornavano, ricordo di aver posto una domanda a mia mamma e di aver avuto una risposta molto chiara, semplice e naturale. Quella sera si partì da puffo vanitoso e si arrivò a parlare delle adozioni ai single e alle coppie omosessuali. Ricordo in modo molto nitido che già allora alcuni divieti mi parsero una profonda e immensa ingiustizia.

    Dett...

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