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"Se volete figli intelligenti leggete loro le fiabe. Se volete figli molto intelligenti leggete loro molte fiabe." Albert Einstein
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Brunilde e il ricettario magico |
Un giorno come tanti altri giunse in paese un forestiero, anzi, una forestiera, una fanciulla di nome Brunilde che, a dispetto della sua giovane età, era già un bravissimo medico. La ragazza si sistemò nella casa ricevuta in eredità da una vecchia zia e poi incominciò a gironzolare per il paese per iniziare a conoscere i suoi abitanti. Nel giro di pochissimo tempo, tutti si affezionarono molto a questa fanciulla buona ed energica che curava gratuitamente tutte le persone che non avevano i soldi per pagarla. Il sabato e la domenica gli orfani del villaggio si recavano a casa di Brunilde per pranzare assieme a lei, che ormai era diventata un po’ come la loro mamma. In paese si era sparsa la voce che Brunilde, oltre ad essere un ottimo medico, fosse anche un’eccellente cuoca. I bambini raccontavano in giro che ogni pietanza mangiata alla sua tavola avesse un sapore delizioso; alcune donne un po’ invidiose incominciarono allora a insinuare che forse Brunilde era una strega, poiché era impossibile che una donna fosse contemporaneamente un’ottima cuoca e anche un ottimo medico. Insomma, nel giro di pochi giorni qualche altra donna si inventò che Brunilde custodisse nella sua cucina un ricettario magico, donatole da un potente mago, e che lei stessa non fosse nient'altro che una giovane strega. La voce si sparse così tanto che giunse fino alle orecchie del principe Lamberto. Il giovane domandò ad Edgardo, suo fido e saggio consigliere:- Edgardo, credi anche tu che quella ragazza sia davvero una strega? - Una strega?- replicò il consigliere- Solo perché è un medico generoso e anche una brava cuoca deve per forza trattarsi di una strega? Onestamente ritengo che siano molto più alte le probabilità di avere a che fare con delle streghe quando ci imbatteremo nelle donne invidiose che hanno messo in giro questa voce … La giovane Brunilde mi sembra solo un perfetto esempio di brava ragazza e, a mio avviso, dovreste recarvi a conoscerla di persona per vedere se possa essere adatta o meno a divenire la vostra consorte. - Suvvia, Edgardo,- sbuffò Lamberto- sai bene che non cerco ancora una moglie: sono giovane e voglio godermi appieno la mia libertà. Non ripetermi anche tu quello che mi ripetevano i miei genitori che non ci sono più, io mi sposerò quando sarà il tempo. - Ma io vi auguro tutta la libertà di questo mondo, signore, a voi e a tutti noi. So però che la libertà non è certo trascorrere ogni sera a un ricevimento diverso in compagnia di persone che non si amano e di cui ci si circonda solo per provare a dimenticare di essere soli … - Cielo, Edgardo, stai sempre a farmi la predica e a rimproverarmi! - Non direi, vi rimprovero sempre molto meno di quello che meritereste. Aggiungerò solo un’ultima cosa: semmai vi possa interessare, la fanciulla abita in via delle Mimose numero 7. Il principe, che in realtà teneva in gran considerazione le parole del fido consigliere, ringraziò Edgardo, si travestì da mercante di stoffe, uscì dal castello e si diresse verso via delle Mimose. Una volta giunto davanti alla casa di Brunilde, si era fatta ora di pranzo. Era sabato e al desco della fanciulla sedevano gli orfani del villaggio. Il principe, senza farsi scoprire, si avvicinò alla finestra e osservò la scena. - Allora bambini,- diceva la ragazza- oggi vi ho preparato quanto segue: mozzarella caprese appena fatta, cioccolata fondente purissima degli gnomi del bosco, salame gustoso dei maiali bianchi del gigante Zan, caviale russo giunto fin qui con la Transiberiana, polenta della Val Tellina con gorgonzola fumante, pollo al forno con patate e mele rosse della Val di Bon. I bambini esultarono e Brunilde iniziò a servire in tavola. Il principe, con suo grande stupore, notò che i piatti venivano riempiti da una poltiglia giallastra che sembrava essere solo una semplice zuppa di cipolle e patate. I bambini però la divoravano avidamente come fosse la cosa più ghiotta sulla faccia della terra ed esprimevano entusiastici apprezzamenti. - E' deliziosa, è squisita!- dicevano tutti. Un bambino chiese:- Posso avere ancora un po' di polenta con gorgonzola? E un altro:- Mi puoi dare di nuovo un cosciotto di pollo con tante patate croccanti fuori e morbide dentro? Lamberto pensava fra sé:- Avrà forse fatto loro un sortilegio? In ogni caso devo riuscire a conoscere questa ragazza. La inviterò al prossimo ballo a corte. Fu così che il giorno dopo l’araldo del re recapitò a Brunilde l’invito al ballo. La fanciulla ne fu molto sorpresa e disse all’araldo:- Sono davvero stupita che a corte si tengano così tanti balli: in questo paese non esiste un solo ospedale pubblico, non esiste una scuola per i bambini poveri, eppure con le tasse dei cittadini si finanziano molte feste al castello. Ringraziate il principe da parte mia, ma ditegli che non potrò venire poiché non ho un abito adatto all'occasione. In realtà l’araldo era il fido consigliere Edgardo, che rimase molto colpito dalla risposta della ragazza:- Che carattere, che tenacia!- disse fra sè- Questa fanciulla è l’unica che potrebbe raddrizzare la schiena di Lamberto e favorire un miglioramento delle condizioni di vita nel nostro regno. Tornato al castello, Edgardo riferì al principe il messaggio di Brunilde. Il principe Lamberto, abituato a schiere di nobili e bellissime fanciulle che avrebbero fatto a pugni tra loro pur di essere invitate ai balli di corte, andò su tutte le furie:- Ma questa qui chi si crede di essere? Come si permette di rifiutare un mio invito?! Edgardo disse fra sé:- Ti ringrazio mio Signore, finalmente il principe si è innamorato! La sera del ballo erano presenti a corte le più belle fanciulle del regno, figlie dei nobili della zona e dei ricchi borghesi. Il salone splendeva di mille luci e Lamberto era più bello del solito nella sua alta uniforme. La principessa di Betania, splendente come il sole, si avvicinò per salutarlo:- Buonasera mio principe, volevo ringraziarvi per avermi invitato a questo ballo meraviglioso. - Sono io che ringrazio voi per avermi onorato della vostra fulgida presenza.- rispose educatamente Lamberto- Sarei molto lieto di invitarvi a uno dei prossimi valzer, però ora vi pregherei di scusarmi solo per un minuto. Dettò ciò, Lamberto girò i tacchi e uscì sul grande terrazzo, fece un fischio al suo destriero e, appena giunse il cavallo Fulmine, balzò giù dalla ringhiera e cominciò a galoppare fino al paese. Giunto davanti alla casa di Brunilde, bussò dicendo:- Sono il vostro principe, apritemi! La porta si aprì e comparve Brunilde con indosso i suoi abiti semplici, il grembiule della cucina e uno sguardo alquanto arrabbiato:- Vi pregherei di non urlare di nuovo o sveglierete i bambini. Lamberto guradò dentro la stanza e scorse tre fantolini che dormivano in tre piccoli letti. - Sono i tuoi figli?- le chiese. - No, io non ho figli: sono solo alcuni orfani del paese che altrimenti dormirebbero in strada. - Dove hai imparato a fare il medico? - Me lo ha insegnato mio padre, che purtroppo ora non c’è più: per tutta la sua vita ha curato gratuitamente chi non poteva permettersi di pagarlo. - Perché non sei venuta al mio ballo questa sera? - Non voglio andare al ballo alla corte del re quando in questo paese mancano ospedali e scuole pubbliche: non voglio contirbuire a sprecare i soldi di chi paga le tasse, tutto qui. Lamberto si sentì pervadere il viso da una vampata di rossore:- Se io domani darò ordine di costruire un ospedale e una scuola pubblica, dove tutti possano andare gratuitamente, accetterai l’invito al mio prossimo ballo? - Non saprei, so che a corte vi attendono fanciulle assai più belle e più blasonate di me.- uno dei bambini si svegliò e iniziò a piangere- Ora devo rientrare, arrivederci. Lamberto non riuscì a prendere sonno quella notte. L’indomani si travestì da mendicante, si recò nuovamente da Brunilde e bussò alla sua porta chiedendole del cibo. La ragazza aprì la finestra del piano superiore e disse lui:- Vi darò una ciotola della mia zuppa di cipolle e patate, assieme ad un tozzo di pane. Restate però fermo dove siete, perché non vi conosco e ho paura che vogliate fare del male a me e ai bambini. Detto ciò, calò dalla finestra il pranzo per il vagabondo. Lamberto trovò che la zuppa fosse effettivamente squisita:- Vi ringrazio, è davvero molto buona. Avevo sentito dire dagli orfani del villaggio che cucinate infinite prelibatezze … - Non date loro retta, è solo un gioco: mangiano sempre questa povera zuppa perché non abbiamo altro, ma la condiamo con tanta fantasia, che per fortuna non costa nulla. A quel punto Lamberto non riuscì più a trattenersi ed esclamò:- Brunilde, sono Lamberto, il tuo principe, acconsenti a sposarmi e vivremo per sempre felici nel mio palazzo! Brunilde arrossì, e chiuse la finestra dicendo:- Andate via, mi avete ingannato, mi prendete in giro! A voi non occorre certo una sposa che vi cucini zuppa di cipolle! Lamberto sconsolato tornò al castello e raccontò tutto ad Edgardo. Il fido consigliere disse:- Stavolta non sarò io a consigliarvi cosa fare, stavolta è bene che ci pensiate da solo. - Hai ragione.- disse mestamente Lamberto. Nei giorni seguenti il principe si mise al lavoro. Convocò il Ragioniere Contabile di corte e insieme iniziarono a spulciare il bilancio del regno. Lamberto si accorse che Brunilde aveva ragione: nelle casse del regno affluivano le tasse dei cittadini per poi fuoriscirne sotto forma di finanziamenti dei balli di corte e di altri sfarzi per pochi eletti. Il giorno dopo i migliori architetti iniziarono a lavorare alla scuola e all’ospedale: lo stesso principe si armò di calce e cazzuola e diede il suo contributo. Diversi mesi dopo, quando ogni cosa fu ultimata, Lamberto si presentò da Brunilde ancora sporco di calcina:- Volevo solo dirti che ho fatto costruire la scuola e l’ospedale perché tu mi hai fatto riflettere: a nome del regno vengo inoltre a chiederti di iniziare a lavorare come medico nell’ospedale, poiché abbiamo un gran bisogno di medici capaci e onesti. - Accetto. - Insisto, dovresti accettare per il bene delle comunità e per il bene di tutti i miei sudditi e … - Ho detto che accetto. E comunque non chiamarli sudditi, chiamali cittadini. - Accetti? Accetti senza rimproverarmi nulla e senza che io debba insistere? - Se a volte dici e fai anche delle cose sensate, non vedo perchè io ti debba in qualche modo contraddire. - E accetteresti anche un mio invito a pranzo a castello? - A sperperare i soldi dei contribuenti? A oziare nelle sale di voi nullafacenti? Ma neanche se fosse l’ultimo posto sulla terra dove trovare un tozzo di pane!- Brunilde era sempre Brunilde. Lamberto aveva ancora molto da lavorare per conquistare il cuore della fanciulla, ma ormai aveva capito di non esserle più così antipatico, anzi, credeva addirittura di esserle simpatico. Forse Brunilde voleva soltanto metterlo alla prova. Brunilde, dal canto suo, si convinse di come Lamberto non fosse poi così male quando lo vide lavorare alacremente al suo fianco in ospedale come infermiere. Le persone possono davvero cambiare nel corso della propria vita, in meglio o in peggio. Alcune invece devono solo sforzarsi di non cambiare mai, perché vanno già bene così. L’amore di Lamberto per Brunilde lo aveva migliorato. Quando si sposarono fu Lamberto a trasferirsi nella modesta ma accogliente casa di lei, perché Brunilde sosteneva che era disdicevole sprecare un intero castello per dare un tetto a due sole persone. Vissero sempre felici e contenti, loro, Edgardo e tutto il resto della cittadinanza. una favola di Arianna Lana
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Ciao sono sempre Marco di Napoli, ho letto questa favola ma mio padre dice che è di sinistra