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"Se volete figli intelligenti leggete loro le fiabe. Se volete figli molto intelligenti leggete loro molte fiabe." Albert Einstein
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Federico e il tema del lunedì |
(prima di leggere questa favola è consigliabile la lettura della favola precedente, “Primula, la strega con le ali”)
A Federico stava antipatica la sua maestra e, se foste stati suoi alunni, probabilmente sarebbe stata antipatica pure a voi. La maestra in questione si chiamava Eva e ogni lunedì mattina assegnava ai bambini la stesura di un tema in classe intitolato sempre allo stesso modo: “Racconta come hai trascorso la tua domenica”. I compagni di classe di Federico descrivevano i loro fine settimana trascorsi nelle case al mare, al lago oppure in montagna. Federico invece era l’unico alunno a rimanere sempre in città. La maestra Eva gli ripeteva spesso: - I tuoi temi sono noiosi: racconti sempre e solo di aver fatto una passeggiata con tuo nonno, oppure di aver giocato a pallone in cortile, assieme agli altri bambini del tuo condominio. Federico non riusciva proprio a sopportarla: - Perché non proviamo a cambiare almeno una volta il titolo del tema? – le domandò lui un giorno – E’ così noioso fare ogni lunedì lo stesso componimento! - Ma come ti permetti, piccolo maleducato! – gli rispose lei.
Il lunedì successivo, Federico decise di modificare il titolo del tema senza chiedere il permesso alla maestra, e così scrisse:
“Racconta la tua magica Domenica”, di Federico Ferro Svolgimento: Domenica scorsa mio nonno mi ha regalato un libro di favole. Dopo aver letto la prima fiaba, che narrava di un elfo, di un mago e di un unicorno, ho lasciato il libro aperto sulla mia scrivania e sono andato in cucina per fare merenda: una volta tornato nella mia stanza, mi sono accorto che le pagine del libro avevano iniziato a tintinnare. All’improvviso, dalle pagine che avevo letto un attimo prima, sono balzati fuori i personaggi della fiaba: l’elfo Giano, l’unicorno Attanasio e il mago Esquilio. Tutti e tre erano molto simpatici e mi hanno chiesto di accompagnarli a fare una passeggiata nel “regno degli uomini normali”: io ho accettato molto volentieri. In sella all’unicorno Attanasio li ho portati a spasso per il centro storico della mia bella città, Roma. I tre hanno così potuto ammirare il Colosseo, il Pantheon, la Fontana di Trevi e “Nonna Gina”, una gelateria molto buona dove vado spesso con mio nonno. A Giano, Esquilio ed Attanasio è molto piaciuto il gusto al cioccolato. Dopo aver finito il gelato, tutti e tre hanno chiesto alla signora Gina quale fosse la magia per farlo così buono: sono rimasti molto sorpresi quando lei ha risposto che per fare quel gelato non c'era bisogno di nessuna magia ma occorrevano solo i giusti ingredienti. Alla fine della passeggiata ci siamo salutati con la promessa di rivederci presto.
Quando Eva ebbe finito di leggere il tema andò su tutte le furie: - Come ti sei permesso di fare una cosa del genere! – urlò a Federico – Sarai severamente punito per la tua maleducazione! La storia che ti sei inventato è a dir poco ridicola! Stasera penserò alla punizione più giusta da infliggerti e domani mattina te la comunicherò.
Quella sera Federico era in camera sua a giocare con le costruzioni: da grande avrebbe voluto diventare un architetto, per progettare abitazioni comode e confortevoli per tutte quelle persone che non avevano una casa. Mentre era intento a giocare, all’improvviso una nuvola rosa apparve nella sua stanza: quando la nuvola si dissolse, il bambino vide davanti a sé la fata Zelinda: - Ciao Federico, - gli disse lei – io sono Zelinda, una fata buona, e voglio aiutarti a evitare l’ingiusta punizione che Eva vuole infliggerti domani. - Ciao Zelinda, - le rispose lui – sei molto gentile a offrirmi il tuo aiuto, ma non mi occorrerà. - Non ti occorrerà? – fece lei alquanto sorpresa – Ne sei proprio sicuro? - Oh, si: domani mattina alle otto e mezza vieni pure nella mia classe così vedrai con i tuoi occhi quello che accadrà. Zelinda era decisamente perplessa: - Ma come, una fata ti appare davanti, ti offre il suo aiuto, e la tua reazione è questa? Ti limiti a dire che non hai bisogno di nulla?! Io non li capisco proprio più i bambini di oggi, un tempo mi davano più soddisfazione, ora invece ... ma lasciamo stare. Allora resta inteso che ci vediamo domani alle otto e mezza nella tua classe, io sarò la farfalla che svolazzerà sul davanzale: buonanotte, ragazzo. – una nuvola rosa avvolse Zelinda e la fata sparì.
L’indomani nella classe di Federico tutti attendevano l’arrivo della maestra Eva per sapere quale punizione sarebbe stata inflitta al bambino. Alcuni erano molto dispiaciuti per quello che Eva avrebbe potuto fare, mentre altri invece non vedevano l’ora di godersi la scena. Appena la maestra entrò in classe, i suoi occhi cercarono quelli di Federico; una farfalla rosa svolazzava sul davanzale, pronta ad intervenire in caso di emergenza. - Ho letto e riletto quel tuo stupido tema, - gli disse Eva – e ancora non riesco a capire come tu abbia potuto inventare tutte quelle stupidaggini: l’elfo Giano, il mago Esquilio, l’unicorno “Attanosio” … - “Attanasio”, non “Attanosio”. - Non ha importanza, restano sempre stupide invenzioni. - Io non ho inventato proprio nulla. – disse serio il bambino: in quel momento si udì bussare alla porta – Vado io ad aprire, devono essere loro. - Loro chi? – la maestra Eva non fece in tempo a terminare la frase che tre bizzarri personaggi entrarono nell’aula: erano l’elfo Giano, il mago Esquilio e l’unicorno Attanasio. I tre salutarono i bambini: - Buongiorno a tutti, ragazzi: io mi chiamo Giano … - … io sono Esquilio, … - … ed io sono Attanasio. Tutti i bambini, tranne Federico, spalancarono la bocca rimanendo di stucco, mentre il volto di Eva divenne invece color bianco latte. La farfalla che svolazzava sul davanzale entrò nell’aula e prese la parola: - Accidenti Federico, ma allora tu sei un piccolo mago! Detto ciò, una nuvola rosa avvolse la farfalla e, quando la nuvola si dissolse, i bambini si ritrovarono davanti fata Zelinda in persona. La maestra Eva era sul punto di svenire. Il mago Esquilio domandò ai bambini chi di loro desiderasse volare: tutti alzarono la mano, allora Esquilio iniziò a farli galleggiare dolcemente nell’aria. Attanasio chiese chi volesse fare un giro in sella a un unicorno, Giano invece distribuiva a ognuno dei profumatissimi fiori selvatici. Ne diede un mazzolino perfino ad Eva. Federico osservava divertito la scena, quindi si avvicinò alla sua maestra e le disse: - Stai tranquilla, tra pochi minuti io e i miei amici spariremo e i miei compagni di classe dimenticheranno tutto quello che hanno visto. Prima però ascoltami bene: io non uso la mia magia per fare delle cattiverie a qualcuno, tu invece tratti sempre male i bambini che ti stanno antipatici, e questo non è giusto. Per quanto riguarda il tema del lunedì invece, almeno una volta cambiagli il titolo! Inoltre non chiederci sempre e solo di descrivere la nostra domenica, chiedici anche di raccontare come vorremmo migliorare il mondo in cui viviamo, e insegnaci cosa succede davvero là fuori. – disse Federico indicando la finestra – Ti svelerò un segreto: noi bambini siamo più intelligenti di quello che pensate voi adulti, e non è vero che ci divertiamo solo con i cartoni animati. Eva era rimasta senza parole, immobile. Federico la salutò e quindi schioccò le dita: una nuvola azzurra avvolse lui, Zelinda, Giano, Esquilio e Attanasio, e tutti assieme sparirono. Prima di scomparire però, Zelinda fece in tempo a domandare incuriosita: - Federico, chi ti ha insegnato a fare il maghetto? Lui, calmo e serafico come sempre, le rispose: - Mia nonna Primula, la strega con le ali. una favola di Arianna Lana
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Avrei voluto fare così mille volte ...