C’era una volta un bosco incantato: nel bosco vivevano le fate dei fiori, che trascorrevano le loro giornate svolazzando di fiore in fiore per portare i colori più belli su tutti i petali delle corolle. La selva abitata dalle fatine era davvero il luogo più bello del regno, pieno di luce e di tinte meravigliose: le piccoli fatine erano le artefici e le custodi di tanta bellezza. Oltrepassato il fiume azzurro, aveva invece inizio la foresta delle streghe, così cupa e tetra da non conoscere altri colori all’infuori del nero, del grigio e del marrone. Le streghe vi trascorrevano buona parte del giorno a cercare senza sosta gli ingredienti per le loro pozioni magiche. Quando giungeva la notte, spiccavano il volo in sella alle loro scope e raggiungevano le loro case. Quasi tutte le streghe possedevano una scopa magica: tutte eccetto una, la piccola strega Primula. Quest’ultima era ancora troppo giovane per poter volare e così trascorreva le sue giornate a studiare gli incantesimi che le avrebbero permesso un giorno di poter diventare una brava strega. Una mattina, dopo aver camminato per oltre un’ora nella foresta alla ricerca di un’erba magica, Primula scorse da lontano il fiume azzurro: la piccola streghetta rimase abbagliata da tanta bellezza e decise di oltrepassare il ponte di legno per andare a conoscere il mondo delle fate. Una volta giunta nel bosco incantato, Primula rimase profondamente colpita dalla moltitudine di fiori colorati che si mostravano alla sua vista: erano così belli e luminosi da riempirle il cuore di gioia. Camminando ancora, scorse da lontano alcune fatine che giocavano fra di loro: le fatine avevano la pelle chiara come la luna, gli occhi celesti come il cielo e i capelli biondi come il sole. Tutte insieme svolazzavano in circolo scherzando amichevolmente. Primula le guardava e rimase incantata dalle loro ali:- Che bello! – pensava Primula fra sé – A loro non occorre la scopa per volare, a loro basta solo un leggero battito d’ali ed ecco che possono spiccare il volo. Che meraviglia! Anch’io vorrei poter un giorno volare così! Tutto a un tratto, una fatina di nome Ermione si accorse della presenza di Primula e subito disse alle altre: - Amiche, c’è una strega laggiù! Andiamo a scoprire per quale motivo è arrivata fin qui nel nostro bosco incantato. Primula indossava la sua veste nera, aveva i capelli color carbone e gli occhi di un nocciola scuro. Le fate la scrutarono da capo a piedi e poi le domandarono: - Perché sei qui? Cosa sei venuta a fare piccola strega? Vuoi forse rubare i colori del nostro bosco? - Oh no, non intendo assolutamente fare una cosa del genere. – rispose loro Primula – Io vorrei soltanto imparare a volare come voi, io vorrei poter avere le ali! - Le ali? – dissero in coro le fate – Tu vorresti avere le ali? – e tutte insieme scoppiarono in una fragorosa risata. - E’ impossibile per te avere le ali, - le disse duramente Ermione – tu non sei una fata, tu sei una strega. Primula si rattristò molto. Voltò mestamente le spalle e fece per incamminarsi sulla via del ritorno, quando improvvisamente una nuvola rosa comparve nel bel mezzo del prato: quando la nuvola si dissolse, Primula si ritrovò davanti Solaria, la regina delle fate. - Buongiorno Primula, io sono Solaria, la regina delle fate. Ho ascoltato attentamente le tue parole e ho deciso di darti una possibilità per riuscire a realizzare il tuo desiderio di avere le ali. - Ma lei è una strega, - esclamò seccamente Ermione – Non può avere le ali! - Taci tu, - le rispose Solaria – ho appena deciso che se Primula riuscirà a superare la prova a cui la sottoporrò, riceverà in premio un paio d’ali. Il suo desiderio, che è forte e sincero, merita la possibilità di essere esaudito. - Guadagnarmi le ali? – mormorò Primula trepidante – Oh, Solaria, ti ringrazio infinitamente: dimmi pure a quale prova hai deciso di sottopormi, sono pronta! Con un rapido gesto della mano, Solaria fece apparire davanti a Primula cento fiori di cristallo. - Nell’arco di una sola giornata, - disse la regina delle fate – dovrai elaborare un incantesimo che sappia donare i colori a questi fiori; dopo aver compiuto ciò, dovrai essere capace di far scorrere vera linfa nei loro steli, tramutando il freddo cristallo in soffici petali. A partire da questo momento hai ventiquattro ore di tempo per portare a termine la prova: io tornerò allo scoccare della ventiquattresima ora e vedrò cosa sei stata in grado di fare. Quanto a voi altre, - disse rivolgendosi alle fatine – dovrete lasciarla da sola e non interferire in alcun modo con il suo lavoro. Solaria battè lievemente le mani e una nuvola rosa avvolse lei e le sue compagne: quando la nube si dissolse, tutte le fate erano scomparse. Primula era rimasta da sola: si rimboccò allora le maniche e si scostò i capelli dal viso, fece apparire davanti a sé un pentolone di acqua bollente, estrasse dalla sua bisaccia una manciata di ingredienti magici e iniziò alacremente a preparare la pozione. La piccola streghetta era certa di poter riuscire nell’intento di portare a termine la prova. Purtroppo però, la dolce Primula non immaginava che qualcuno stesse tramando contro di lei: questo qualcuno era la fata Ermione, assai gelosa del fatto che una piccola strega come Primula potesse ricevere le ali fatate dalle mani della regina Solaria. Quando Primula si distese sul prato a riposare un po’, Ermione approfittò del sonno della streghetta per scagliare un incantesimo sulla pozione magica di Primula: - “Sette colori dell’arcobaleno, scomparite in un baleno, nero, grigio, viola e marrone, impossessatevi di questa pozione!” Pronunciato l’incantesimo, Ermione si dissolse in una nuvola lilla: qualcuno da lontano la osservò attentamente ... Primula, al suo risveglio, corse a spegnere il fuoco sotto al pentolone e bevve col mestolo un sorso di pozione magica. - Zaban! – disse allora pronunciando la formula magica – Zaban! – ripetè di nuovo. D’improvviso una nuvola scura abbracciò il prato dei fiori di cristallo: Primula non comprendeva cosa stesse accadendo, poiché si aspettava che i colori della nuvola fossero quelli luminosi dell’arcobaleno. Quando la nube si dissolse, i fiori erano tutti appassiti. Primula spalancò gli occhi portandosi una mano sul cuore. Come accidenti poteva essere accaduta una cosa simile? - Questo prato doveva avere i colori dell’arcobaleno, - disse a sé stessa la piccola strega – cosa può essere andato così storto nella mia pozione magica? All’improvviso le apparve davanti la fatina Ermione, che sbatteva vorticosamente le ali e rimaneva a mezz’aria, in modo tale da poter guardare Primula dall’alto in basso. - Guarda che cosa hai combinato!- disse Ermione per umiliare Primula- Questi sono i colori più orribili che abbia mai visto sulla faccia della terra: credi davvero che Solaria ti darà in premio le ali dopo che avrà visto tutto questo? Prima che la piccola strega riuscisse a rispondere, apparve Solaria. La regina delle fate osservò i fiori appassiti e disse a Primula: - Mi dispiace molto, piccola strega: purtroppo non hai superato la prova e dovrai abbandonare il nostro bosco incantato senza ricevere il tuo paio di ali. Addio. La piccola Primula sentì salirle le lacrime agli occhi, fece uno sforzo per trattenere il pianto, quindi volse le spalle alle fate e s’incamminò assai mestamente sulla via del ritorno. Trascorsi pochi passi, Ermione le si parò nuovamente davanti: - Tieniti pure questa, - disse gettandole addosso un’ala di fata – era mia e si è spezzata, ma Solaria me ne ha già data un’altra nuova di zecca: se anche tu riuscissi ad aggiustarla, credi forse di poter volare con un’ala soltanto? – pronunciate queste ultime parole, Ermione scoppiò in una fragorosa risata e volò via. Primula fece in tempo a gridarle dietro:- Spero di non assomigliarti mai, fata malvagia! - detto ciò, la piccola strega raccolse l’ala quasi trasparente e la osservò in controluce – Io saprei come ripararla. – disse Primula a se stessa, quindi pronunciò una formula magica e l’ala spezzata tornò all’istante come nuova: la piccola strega se la mise sotto il braccio e riprese il suo cammino. Poco prima di arrivare al fiume azzurro, Primula incontrò un nuovo personaggio sulla sua strada: stavolta si trattava di una fatina molto piccina, con i capelli verde acqua e gli occhi color dell’argento. La piccola fatina era rannicchiata su se stessa e singhiozzava sommessamente. Primula le si avvicinò e le chiese: - Come ti chiami? Perché piangi? Posso forse fare qualcosa per aiutarti? La fatina smise allora di singhiozzare e alzò il suo sguardo luminoso verso Primula: - Mi chiamo Glicine, - rispose – mi si è spezzata un’ala e non posso più volare. - E on potresti chiedere alla tua regina Solaria di donartene una nuova? - le suggerì amorevolmente Primula. - Oh no, io non sono una fata del bosco incantato, io vengo dalle lontane vallate del nord: Solaria non è la mia regina e quindi non può aiutarmi in alcun modo. Primula le porse senza esitazione l’ala di fata che portava con sé: - Tieni, prendi pure questa: è un’ala di fata che si era spezzata, ma io l’ho riparata grazie a una formula magica. Forse potrai riprendere subito a volare: su, coraggio, prova a vedere se questa nuova ala può servire a sostituire la tua. La fatina Glicine prese l’ala con sé e in un batter d’occhio spiccò il volo. - Sei felice adesso? – le domandò Primula. - Oh si, Primula, e voglio che lo sia anche tu. - Come fai a sapere che mi chiamo Primula? Non ti avevo ancora detto il mio nome … - la piccola strega non fece in tempo a terminare la frase che una grande nuvola rosa avvolse Glicine e, quando la nuvola si dissolse, Primula trovò davanti a sé Solaria, circondata da tutte le fate del bosco, compresa Ermione – Solaria! – esclamò stupefatta la piccola strega – Ma dove è finita Glicine? - Glicine ero io, queste invece sono le tue nuove ali. – e così dicendo porse a Primula un bellissimo paio di ali lucenti – Ho visto Ermione gettare di nascosto elementi malefici nella tua pozione magica, so che senza il suo intervento scorretto saresti riuscita a superare la prova. Tu sei una brava strega, soprattutto sei buona e generosa: è proprio per questi motivi che meriti il tuo paio d’ali. Quanto a Ermione invece, che è stata ingiusta e cattiva, questo è quello che si merita! – Solaria schioccò le dita e le ali di Ermione scomparvero, lasciando che la fata cadesse per terra urtando il suolo con il fondoschiena. - Ma Solaria … - si lamentò Ermione dolente – togli le ali a me che sono una fata e le doni a Primula che è solo una strega? - Tolgo le ali a te che sei stata subdola e sleale e le dono a Primula che ha un animo buono e bello, bello come i colori del nostro amato bosco. Fu così che da quel giorno Primula divenne una strega con le ali, con i suoi lunghi capelli neri che ondeggiavano dolcemente nell’aria quando spiccava il volo. Negli anni che seguirono, Primula crebbe ed imparò a preparare mille altre pozioni magiche, si sposò con un mago del cielo ed ebbero tre figli e nove nipoti. Ha insegnato a volare a tutte le persone buone che ha incontrato sul suo cammino: ancora oggi continua a farlo e pare proprio che il suo lavoro non le verrà mai a noia.
una favola di Arianna Lana
illustrazioni di Wilma Mele
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BELLISSIMA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!