I gemelli Carlo e Carlotta Carletti erano due bambini molto soli.
Non che non avessero i loro amici di scuola con cui giocare allegramente a ricreazione, anzi, ne erano pieni: i due fratellini erano soli perché, ogni volta che suonava la campanella, non trovavano mai i loro genitori ad aspettarli al di fuori dei cancelli d'ingresso.
Ad attendere i gemelli c'era sempre e solo la tata Tiberia, la dolce e paziente Tiberia, la quale era stata la loro bambinaia fin da quando erano nati:
- Su ragazzi, andiamo a casa che è già ora di pranzo.- diceva amorevolmente la tata, e poi, scorgendo sui volti dei fratellini l'ennesima delusione per non aver trovato nessuno dei genitori ad attenderli fuori dal cancello, aggiungeva pensierosa fra sé- Ah, se questi genitori dessero ai loro figli un po' meno giocattoli e un po' più d'affetto!
Giunti a casa, Tiberia preparava la tavola e serviva il pranzo, mangiando assieme ai bambini e sollecitandoli a finire sempre ogni portata, pesce o verdura che fosse.
Dopo aver desinato, i gemelli andavano in camera loro a fare i compiti e poi si sedevano davanti alla televisione in attesa che i genitori rientrassero dal lavoro.
Spesso per l'ora di cena ne rincasava uno solo, mentre l'altro ritornava a casa che i gemellini dormivano già da un pezzo e così i bambini erano spesso abituati a coricarsi senza ricevere il bacio della buonanotte da entrambi i genitori. Alcune volte non lo ricevevano affatto poiché sia la mamma che il papà rincasavano tardissimo.
Carlo e Carlotta rimanevano allora a parlare fra di loro nel buio della cameretta, si facevano rispettivamente coraggio e, dopo un po', prendevano sonno.
I loro genitori, Ludovica e Gianfilippo, erano entrambi manager di un'importante multinazionale.
Il loro lavoro li portava talvolta lontano da casa e spesso li faceva tornare esausti e stressati, desiderosi soltanto di mettersi a dormire al più presto. Molto spesso lavoravano anche il sabato e la domenica, ingrossando così il loro conto in banca ma perdendo sempre più di vista il loro bene più prezioso, ovvero i gemellini Carlo e Carlotta.
Anche quella sera i due genitori rientrarono entrambi dopo che i piccoli avevano già finito di cenare. I bambini avevano appena indossato il pigiama ma non avevano ancora voglia di andare a dormire:- Mamma, papà,- esclamarono non appena li videro varcare la soglia di casa- perché non venite a giocare un po' con noi nella nostra cameretta?
Ludovica e Gianfilippo avrebbero tanto voluto giocare un po' con i loro bambini, ma entrambi erano stanchi morti e così iniziarono a farneticare qualche scusa:- Giocare a quest'ora? Ma non vedete quanto si è fatto tardi? Disturberemmo i vicini.- fece il papà- Tra un po' inoltre sarà l'ora delle streghe ed è meglio per voi essere al calduccio sotto le coperte.
- Allora se dobbiamo andare a dormire venite a metterci a letto e raccontateci una fiaba della buonanotte!- replicarono i due gemelli che certamente non erano mai a corto di risorse.
I genitori a quel punto non potevano proprio rifiutarsi e così, dopo essersi messi in pantofole e vestaglia, raggiunsero i figli a letto per raccontare una favola che conciliasse loro il sonno.
Papà Gianfilippo aprì una pagina a caso del grande libro delle storie e si trovò davanti a un inquietante disegno del Babau. Il titolo del racconto era: “L'ora delle ombre e il terribile Babau”.
Carlo e Carlotta esclamarono subito che non vedevano l'ora di sentire tutta la storia e si sistemarono ben bene sotto le coperte. Allora papà Gianfilippo iniziò a leggere, però, siccome ogni tanto si credeva un gran furbo, decise di modificare a suo favore qualche parte del testo:- Nell'ora delle ombre tutta la campagna e tutta la città si riempiono di presenze maligne che vanno a caccia di bambini da rapire: perfide streghe, orchi malvagi, giganti sanguinari e poi lui, il peggiore di tutti, il grande e temibile “Babau”.
- Il Babau?- ripeté incuriosita Carlotta- E chi è mai questo Babau?
- Il Babau,- riprese Gianfilippo facendo finta di leggere- è un mostro nero e orripilante che va a caccia dei bambini disubbidienti. E' crudele e con i denti aguzzi, le sue mani sono pelose come quelle di un lupo e hanno artigli lunghi e affilati con cui afferrare in un colpo solo le sue piccole prede. Quando un bambino non vuole andare a dormire, oppure quando un bambino fa il cattivo con i suoi genitori, allora le orecchie del Babau sentono i suoi capricci anche a centinaia di chilometri di distanza e lo conducono a mezzanotte fino alla finestra della cameretta di chi fa i capricci. Dopodiché il Babau si accerta che il bambino possa essere un buon pasto per la colazione dell'indomani, rompe il vetro della finestra e in men che non si dica lo ha infilato nel suo sacco nero per portarlo nel regno delle tenebre.- Carlo e Carlotta si guardavano perplessi, non ancora impauriti, ma decisamente perplessi. Gianfilippo decise allora di sfoderare il colpo finale- Voi poi siete anche in due, sai che ricca colazione ne verrebbe fuori per l'affamato Babau … Ecco, adesso si è fatto tardi, dovete proprio andare a dormire altrimenti domani non avrete le forze per alzarvi e andare a scuola.
- Ma papà,- protestò Carlo- sono solo cinque minuti che hai iniziato a raccontarci la favola e già vuoi smettere?
- E tu vuoi forse che stanotte venga a prenderti il Babau?- disse Gianfilippo sbattendo quasi in faccia ai gemelli la cupa illustrazione del mostro che riempiva un'intera pagina del libro di fiabe.
La tata Tiberia era rimasta in un angolo, in silenzio: non diceva nulla, ma dentro di sé era furente perché pensava che Gianfilippo avrebbe potuto dedicare ai propri bambini qualche minuto di più, senza cercare di spaventarli e di rabbonirli con la storia del Babau:- Come vuoi che crescano sicuri di sé quando il padre è il primo a mettere loro addosso certe paure inesistenti? A questo punto faceva prima a leggere loro un fatto di cronaca nera, allora sì che almeno li avrebbe spaventati mettendoli in guardia sui pericoli del mondo reale. Il Babau che viene a rapire i bambini che non vogliono andare a dormire o che fanno i capricci, mah, che sciocchezze mi è toccato sentire. E' forse un capriccio desiderare una favola della buonanotte dai propri genitori? Questo Babau, semmai esistesse, dovrebbe venire a rapire i genitori disattenti come Gianfilippo e Ludovica.- ma la tata Tiberia sapeva bene che certi pensieri doveva tenerli per sé, e così fece, quindi rimboccò le coperte ai piccoli, li baciò sulla fronte e spense la luce.
In camera da letto dei genitori, Ludovica domandava a Gianfilippo:- Caro, non pensi che forse hai un po' esagerato con la storia del Babau?
- Cara, io stasera sono molto stanco, a lavoro abbiamo avuto una riunione estenuante, non ce la facevo a stare di là un minuto di più. E poi non abbiamo mica rifiutato di giocare con loro, in fin dei conti ho letto una favola, cosa potrebbero volere di più?
- Non saprei, in fondo mi chiedevo se non dovremmo fare in modo di organizzarci meglio la giornata e tornare a casa almeno per l'ora di cena, in modo da parlare con loro e farci raccontare cosa hanno fatto a scuola.
- Tesoro, ascoltami,- le disse lui con l'aria di chi aveva voglia di porre rapidamente fine alla conversazione- io adesso ho bisogno di dormire, non sto andando in discoteca a divertirmi, voglio soltanto dormire. Se vuoi raccontare loro un'altra favola allora alzati tu e vai pure di là.
- Ah, no, scherzi?- ribatté prontamente lei- Sono morta di sonno pure io e domani mi devo alzare alle sei per prendere l'aereo per Zurigo, lo sai bene anche tu. Buonanotte caro.
- Buonanotte tesoro.
E così di lì a poco tutta casa Carletti era immersa nei sonni più profondi.
Arrivò la mezzanotte e nulla lasciava presagire quel che stava per accadere.
All'improvviso, a cavallo di una nuvola nera, una sagoma scura si avvicinò al vetro della finestra della camera dei gemelli. Aveva una chioma leonina color della pece, braccia pelose e lunghi artigli affilati, denti aguzzi e occhi da lupo. In meno di un secondo questa terrificante figura spalancò la finestra e piombò nel bel mezzo della stanza.
Carlo e Carlotta si svegliarono di soprassalto. Alla vista di quell'essere delle tenebre esclamarono in coro:- Aiuto, è il Babau!- il mostro non fece in tempo a intimare loro di stare zitti che piombò in camera la tata Tiberia armata di un poderoso mattarello.
- Stia lontano da loro, ha capito?- gli disse lei ferocemente brandendo la sua arma casalinga.
- Signora,- fece lui quasi mortificato- mi lasci spiegare, qui c'è un grosso equivoco.
- Glielo faccio vedere io l'equivoco! Se si azzarda anche solo a toccarli le prometto che non uscirà vivo da questa stanza.- il mattarello roteava minacciosamente e ora il Babau aveva addosso un certo timore come mai gli era capitato prima di allora.
- Signora Tiberia, la prego, mi lasci spiegare.- insistette lui.
- Come sa che mi chiamo Tiberia?- fece sorpresa lei.
- Nel regno della fantasia, dove abito da diversi secoli, sappiamo molte più cose su voi umani di quanto non ne sappiano tutte le vostre enciclopedie cartacee e telematiche messe assieme.- rispose lui in tono solenne.- Signora Tiberia, come le dicevo, mi lasci spiegare: io non sono qui per i bambini, io sono qui per i genitori.
- Vuoi portare via i nostri genitori?- domandò impaurita Carlotta.
- Ma no, affatto, stai tranquilla,- la rassicurò lui- io non porto via nessuno, io voglio solo dare loro una piccola lezione in tema di educazione della prole.
- La prole?- fece Carlo.
- I figli,- disse il Babau- la prole sono i figli. Oh, ma questo termine forse andava molto più di moda nel secolo scorso e in quello prima ancora, hai ragione tu, è solo che a forza di camminare avanti e indietro fra i secoli ogni tanto mi confondo anch'io.
- Se vuole dare una lezione a quei due scriteriati che sono di là, mi trova pienamente d'accordo.- esclamò Tiberia deponendo finalmente il mattarello su una sedia.- Andiamo pure che le faccio strada.- e così dicendo lo condusse di fronte alla camera da letto di Ludovica e di Gianfilippo.
- Posso bussare?- domandò timidamente il Babau- Sa, non vorrei far venire un coccolone a nessuno, non sarebbe certo questa la mia intenzione.
- Ci penso io.- fece Tiberia, e con la sua manina delicata diede tre corpose bussate alla porta che sembrava fossero state tre cornate di un ariete inferocito che piombava in corsa da una lunga e ripida discesa. Il Babau rimase davvero colpito da tanta forza poderosa racchiusa nel delicato aspetto della tata Tiberia.
- Chi è a quest'ora?- balbettò Gianfilippo con la voce impastata di sonno.
- Sono il Babau,- disse lui entrando a grandi passi nella stanza- sono venuto per lei e per sua moglie.
Ludovica e Gianfilippo non credevano ai loro occhi: dietro al Babau c'erano anche Tiberia e i gemelli.
- Ma che cosa sta succedendo?- fece Ludovica- Che cosa abbiamo fatto di male? Se ne vada immediatamente da qui, io domani ho un aereo per Zurigo e adesso devo riposare!
- Gentile signora, a me non importa proprio un bel niente del suo aereo per Zurigo, piuttosto aprite bene le orecchie lei e suo marito e statemi a sentire!- e allora il Babau incominciò il suo discorso- Io sono stufo di sentirmi chiamare in causa ogni volta per venire a spaventare i bambini, quando invece sono i loro genitori che andrebbero terrorizzati a dovere! Ma vi rendete conto che state sprecando gli anni più belli dell'infanzia dei vostri figli per andare a rinchiudervi nei vostri uffici e nelle vostre sale riunioni? E tutto ciò a quale scopo? Forse le vostre aziende distribuiscono farmaci gratuiti a chi non se li può permettere? Forse lavorate in un pronto soccorso e salvate con coscienza centinaia di vite umane? No, affatto, le vostre aziende vendono armi ai governi in guerra e speculano in borsa sul prezzo dei cereali! Pensate davvero che la vostra presenza sia tanto più indispensabile nei vostri uffici direzionali che non nella cameretta dei vostri figli? Non credete forse che la vostra famiglia e anche il mondo intero ne guadagnerebbero maggiormente se voi trascorreste un po' più di tempo con i vostri bambini anziché stare sempre incollati di fronte ai vostri computer?- la tata Tiberia pensò che il Babau stesse dando voce a tutti i pensieri che lei aveva in testa da un sacco di tempo e per questo lo ammirò molto.- Devo continuare ancora o avete già compreso a fondo l'importanza del mio messaggio?- concluse il Babau.
- Abbiamo capito, abbiamo compreso ogni cosa,- disse Ludovica singhiozzante- Sono una pessima madre, siamo due pessimi genitori!
- Ma non è affatto vero!- dissero in coro Carlo e Carlotta correndo ad infilarsi sotto le coperte del lettone di mamma e papà- Non siete due pessimi genitori, diciamo che fino ad oggi siete stati solo un po' distratti, però noi pensiamo che siate ancora in tempo per rimediare.- Gianfilippo e Ludovica si strinsero al petto i loro saggi figli e ringraziarono il Babau per la lezione impartita.
Quest'ultimo e Tiberia uscirono dalla stanza e si recarono verso la finestra dove era parcheggiata la nuvola nera che il Babau usava come mezzo di locomozione. Mentre entravano nella camera dei gemelli il Babau urtò contro lo stipite della porta e gli cadde per terra la sua parrucca pelosa e la sua maschera terrificante. Sotto quelle oscure sembianze si celava un gradevole signore sulla cinquantina d'anni, dai tratti dolci e dagli occhi buoni. Tiberia raccolse la maschera e gliela porse:- Mai avrei immaginato che queste fossero le sue vere sembianze.- disse lei timidamente.
- Tata Tiberia,- fece lui con dolcezza- sono molte le cose sgradevoli che scrivono su di me, ma lei è una donna di mondo e saprà benissimo che non è certo l'abito a fare il monaco.- lei annuì arrossendo.- Vede, è la prima volta che mi capita di fare questi discorsi a una signora, però volevo dirle che … vorrei domandarle se … ecco, se non avesse già altri impegni per la serata io sarei molto felice di accompagnarla nel regno della fantasia a bordo della mia nuvola. Ho una casa piccola ma accogliente, il posto è tranquillo e pieno di colori, per le strade girano tutti i personaggi delle favole e dell'immaginario dei bambini; ogni tanto scoppia anche qualche litigio, come succede pure qui sulla terra, ma le assicuro che è un luogo dove non nascono mai guerre e dove ogni problema si risolve sempre in brevissimo tempo. Vorrebbe farmi l'onore di accettare il mio invito a prendere un caffè nel regno della fantasia, stasera?- Tiberia pensò che i due gemellini ormai non avessero più bisogno di lei, perché ora ci sarebbero stati i loro genitori a prendersi cura di loro, così disse sì al Babau. Scrisse una bella lettera a Carlo e Carlotta e promise di tornare presto a salutarli. Lei e il Babau vissero sempre felici e contenti nel regno della fantasia, ma altrettanto contenti nel mondo reale vissero anche i gemellini e i loro genitori ritrovati.
Una favola di Arianna Lana
Illustrazioni di Raffaella Avitabile - pagina FB "Paint Your Vintage" https://www.facebook.com/Paint-your-vintage-205412162995716/?pnref=lhc
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, secondo Mattia il Babau non esiste, meno male! e non ha altro da dire perche si sta infilando sotto le coperte.
Storia comune quella degli impegni di lavoro che fanno trascurare la famiglia, anche per me. Io me ne sono accorto e di recente sto cercando di rimediare. Le tue favole sono uno degli strumenti.... a disposizione