Ecco la favola che Valentina mi ha chiesto per sua figlia Sofia, che a soli 4 anni è una grande appassionata di storie e di racconti. Valentina avrebbe gradito una favola in cui sua figlia fosse un'esploratrice della foresta, io l'ho resa un'esploratrice di un bosco stregato ...
SOFIA E LA STREGA BABILA
Laggiù nel paese di Montechiaro viveva Sofia assieme a sua madre Gilda e a suo padre Giorgio.
I genitori di Sofia erano contadini e coltivavano i prodotti della terra che finivano dritti dritti sulla mensa del re. Le loro giornate erano scandite dai ritmi della natura circostante e sia Gilda che Giorgio amavano molto quella vita laboriosa ma tranquilla. Sofia, quando non doveva andare a scuola, li raggiungeva nei campi, dove era finalmente libera di scorrazzare all'aria aperta tutto il santo giorno finché non sentiva il bisogno di sedersi in terra per rifiatarsi un po'.
- Sofia, non ti allontanare troppo.- le ripeteva spesso sua madre quando la vedeva correre a perdifiato fra le spighe di grano- Sai bene che oltre il campo c'è il bosco della strega e io non voglio che tu arrivi fin lì.
La distesa di terra coltivata da Gilda e da Giorgio confinava infatti con l'oscuro bosco della strega Babila, una strega cattiva e malvagia nata a Montechiaro lo stesso anno in cui erano nati Giorgio e Gilda.
Gilda conosceva molto bene la strega: quando lei e Babila erano ancora due ragazze in età da marito, Babila si era invaghita di Giorgio e aveva tentato in tutti i modi di portarglielo via.
Gilda si ricordava perfettamente di come la strega avesse assunto le sembianze di una splendida principessa e di quali immense ricchezze avesse promesso a Giorgio se solo fossero diventati marito e moglie. Lui non aveva preso in considerazione neppure per un solo istante le parole della strega, aveva sposato Gilda e ora vivevano felici con la loro piccola Sofia.
Neppure Babila aveva però mai scordato quello che era accaduto. Dopo il rifiuto di Giorgio si era rifugiata nel bosco e lo aveva trasformato nel suo regno, il regno all'interno del quale poteva esercitare indisturbata i suoi poteri. I giorni di Babila erano così trascorsi a rimuginare su quale potesse essere il miglior modo per vendicarsi di Gilda.
Sofia conosceva le ragioni per le quali doveva tenersi alla larga dal bosco ma, nonostante ciò, avrebbe tanto voluto scoprire cosa si celava al di là di quei faggi e di quei cipressi color della notte.
L'indomani era una bella giornata di sole, la scuola era terminata e Sofia aveva accompagnato i suoi genitori a lavorare nei campi. La bambina si stava divertendo un mondo a rotolare tra i prati in fiore e a giocare con il suo cane quando tutto a un tratto le si parò davanti una coloratissima farfalla, bella di una bellezza mai vista prima: le sue ali sembravano di cristallo e riflettevano la luce del sole restituendo indietro i colori dell'arcobaleno, il suo volo era elegante e armonioso mentre il suono che si sprigionava dal suo sbatter d'ali dava vita a una dolce e ipnotica melodia. Sofia ne rimase incantata e, proprio come se fosse stata ipnotizzata dalla farfalla, iniziò a seguirla senza che i suoi genitori se ne accorgessero.
La farfalla la condusse sulla soglia del bosco della strega Babila.
Solo in quel momento Gilda si rese conto di quanto stava accadendo e così iniziò a correre disperatamente verso la bambina:
- Sofia, fermati!- urlò Gilda- Sofia, ti prego, ascoltami, fermati, torna indietro! Sofia purtroppo non poteva udirla, poiché era finita da un pezzo sotto l'incantesimo della strega.
Quando Gilda la raggiunse, Sofia aveva già varcato la soglia del bosco.
- Piccola mia,- disse la madre abbracciandola forte e stringendola a sè- Svegliati, ritorna in te e torniamo subito indietro.
- Dove credi di andare?- tuonò una voce dall'oscurità- Ho aspettato così tanto per poterti prendere…
- Babila!- disse Gilda riconoscendo all'istante la voce della strega- Vigliacca, dove sei? Servirti di una bambina innocente, con quale coraggio puoi fare questo?
- E chi ha parlato di coraggio?- replicò la strega- Io non penso mica ad essere coraggiosa, io penso solo alla mia vendetta!
Sofia era uscita dall'ipnosi e aveva ascoltato ogni cosa, sapeva benissimo chi era Babila e per quali motivi covasse ancora odio e rancore verso sua madre.
- Mamma, eccomi, scappiamo!- gridò la bambina, ma ormai era troppo tardi.
I rami di un albero si calarono fino in terra e imprigionarono Gilda:- Scappa piccola mia, scappa tu che puoi!- urlò la madre alla figlia.
Sofia, vedendo la madre che veniva risucchiata dalle viscere della terra, cacciò le lacrime in gola e scappò via, ma non senza aver prima giurato a se stessa che sarebbe tornata a liberarla.
Non appena Giorgio seppe cosa era accaduto, decise immediatamente di andare ad affrontare Babila e ordinò a Sofia di rimanere lontana dal bosco e di attendere a casa il loro ritorno. Sofia promise di ubbidire.
Nel frattempo Gilda era stata rinchiusa in una gabbia di ferro nel covo sotterraneo della strega:- Fatti guardare bene, Gilda,- sibilò Babila- fammi vedere ancora una volta con quale viso sei riuscita a stregare Giorgio tanti anni fa.
- Sei solo una povera infelice!- replicò fieramente Gilda- Presto Giorgio verrà qui a salvarmi.
- Tu credi, sciocchina? Allora domandiamolo al mio specchio indovino: dimmi, o specchio, sarà forse Giorgio che la salverà?
- No, Babila,- rispose lo specchio- Giorgio verrà, ma non la salverà: la Sapienza la salverà.
- La sapienza?- fece Babila- Che vuol dire? Spiegati meglio specchio e cerca di essere meno enigmatico. Gilda è forse in possesso della sapienza necessaria per riuscire a fuggire da qui e scampare alla mia vendetta?
- Gilda è stata privata della sua Sapienza,- rispose lo specchio- la Sapienza non è più con lei, ma se qui verrà a bussare sarà solo in tuo potere la decisione di lasciarla entrare.
- E allora non vedo nessun problema in vista.- disse aspramente la strega- Mi guarderò bene dal far entrare qui dentro qualsiasi genere di sapienza.
Un lampo di luce attraversò gli occhi di Gilda che, grazie alle parole dello specchio, intuì facilmente chi sarebbe stato l'artefice della sua liberazione.
Nel frattempo Giorgio si era addentrato nel cuore del bosco e aveva incominciato a chiamare a gran voce il nome di Babila.
- Babila, sono qui, vieni fuori se hai coraggio!
Lo specchio mostrò alla strega il volto di Giorgio e lei avvertì un sussulto nel profondo del suo cuore, poiché lo trovava ancora bello, fiero e coraggioso come quando anni addietro se era innamorata.
- Presto,- ordinò lei al bosco- portatemelo subito qui!
E fu così che anche Giorgio, dopo essere stato immobilizzato dai rami dell'albero, venne risucchiato sotto terra e condotto nel covo di Babila. La strega, grazie alla magia, aveva assunto i tratti di una meravigliosa fanciulla capace di stordire chiunque con la propria bellezza. Giorgio però riconobbe subito nel suo sguardo la stessa malvagità che vi aveva scorso tanti anni addietro.
- Restituiscimi immediatamente mia moglie.
- Intera o a pezzettini?- fece lei con un ghigno perfido.
- Babila, se ti azzardi a farle qualcosa ti prometto che te ne farò pentire amaramente.
- Ho i brividi per la paura.- schernendosi di lui, la strega materializzò una gabbia intorno a Giorgio e lo lasciò lì dentro tutta la notte.
L'indomani Sofia si svegliò in preda agli incubi: quando vide che i suoi genitori non avevano ancora fatto ritorno a casa, decise che avrebbe disubbidito all'ordine di suo padre e si mise in cammino verso il bosco. Una volta varcata la soglia dell'oscurità perenne, Sofia deglutì e provò a farsi coraggio. Attorno a sé vedeva una natura triste e silente, impregnata di una profonda inquietudine. Gli animali del bosco, obbligati ad essere i servitori di Babila, osservavano coi loro occhi spenti questa bambina dai boccoli biondi che si addentrava da sola fra i cespugli di ortiche nere: tutti sapevano la sua storia, tutti sapevano chi era e che cosa fosse venuta a fare.
- Questi colori morti e questa assenza di luce devono essere il riflesso dell'animo di Babila- pensò fra sé Sofia.
Ora non le facevano più così paura le civette che la scrutavano appollaiate sui faggi, né le bisce che strisciavano veloci lungo il sentiero. Pian pianino Sofia riuscì a ritrovare il punto esatto in cui aveva visto scomparire sua madre:- Albero, portami da lei.- ordinò al faggio i cui rami avevano intrappolato Gilda per poi risucchiarla nelle viscere del sottosuolo. L'albero aprì gli occhi e squadrò Sofia alquanto accigliato: non sapeva bene cosa fare, del resto per poter agire doveva sempre attendere gli ordini della sua padrona.- Albero, ti prego, portami da mia madre e da mio padre.- lo supplicò la bambina.
La voce di Sofia giunse allora alle orecchie di Babila.
- Guarda guarda chi è venuto a farci visita.- disse fra sé la strega- Specchio, questa bambinetta Sofia possiede per caso una qualche magia?
- No, mia padrona, questa Sofia non è in possesso di nessuna magia.- rispose lo specchio indovino.
- Bene, allora facciamola accomodare.
Il faggio nero udì le parole della strega e così si accinse ad eseguire l'ordine. Sofia però non aveva più paura. Si lasciò cingere dai rami e sentì la terra sprofondarle sotto i piedi. Dopo pochi secondi si trovò al cospetto di Babila. Di fronte a lei c'era la strega, bellissima e crudele, con accanto il suo specchio indovino. A Sofia sembrò che quest'ultimo le avesse strizzato l'occhio, ma poi si convinse di aver visto male.
- E così tu saresti Sofia,- disse Babila con voce cupa- il frutto del loro amore.
- Dove sono i miei genitori?- fece Sofia.
- Sono laggiù.- rispose la strega indicandole le due gabbie.
- Mamma, papà!- esclamò la bambina correndo verso di loro.
- Piccola mia,- dissero loro protraendo le braccia al di fuori delle sbarre- come stai? Ti senti bene?
- Si, va tutto bene.- rispose Sofia- E voi come state?
- Ma che bel quadretto famigliare!- sghignazzò Babila.
Sofia stavolta non le badò: lo specchio le aveva di nuovo strizzato l'occhio, e stavolta era convinta di non essersi sbagliata. La bambina lo osservò meglio e si accorse che lo specchio le stava facendo segno di avvicinarsi. A differenza di Babila, lui non le sembrava cattivo, e così pian pianino incominciò ad avvicinarsi a lui a piccoli passi.
- Libera i miei genitori.- disse la bambina alla strega procedendo verso lo specchio.
- E perché dovrei farlo?- fece Babila.
- E perché non dovresti?- replicò Sofia.
- Piccola impertinente. Ti dirò subito perché non dovrei e perché non lo farò.- Sofia si era avvicinata ancor di più allo specchio- Tu e i tuoi genitori rappresentate il mio fallimento, e io mi vendicherò della vostra felicità! Ti ucciderò davanti ai loro occhi e poi li guarderò morire di crepacuore!
- Ma tu sei solo una povera malvagia infelice, vecchia stregaccia dei miei stivali!- le disse Sofia ormai a un centimetro dallo specchio indovino.
Gli occhi di Babila divennero allora ardenti come le fiamme dell'inferno e dalle narici iniziò a uscirle fumo di zolfo che sapeva di uova marce. La strega alzò le sue lunghe braccia e scagliò addossò a Sofia un incantesimo mortale. Gilda e Giorgio gridarono straziati e maledissero la strega, mentre Sofia rimaneva pietrificata non sapendo più che cosa fare. Fu allora che accadde l'inaspettato. Lo specchio indovinò balzo di fronte a Sofia, intercettò l'incantesimo e grazie al potere del suo riflesso lo rispedì dritto dritto al mittente.
- Ma cosa mi hai fatto, specchio fedigrafo, mi hai tradito, mi hai mentito ...- furono le ultime parole che Babila riuscì a pronunciare prima di sciogliersi come neve al sole.
- Bè,- fece lo specchio- non ho mentito, io glielo avevo detto che a salvare Gilda sarebbe stata la Sapienza …
- La Sapienza?- fece Sofia.
- Tu, piccola mia.- disse Gilda finalmente libera- Sofia in greco vuol dire “sapienza”.
Sofia sorrise e si inorgoglì moltissimo del profondo significato del suo nome.
- Grazie specchio,- disse Giorgio allo specchio indovino- senza di te non ce l'avremmo mai fatta.
- Non mi devi ringraziare, qui nel bosco eravamo tutti arcistufi di essere da anni i servi di Babila. Lei era diventata la nostra padrona grazie alla sua magia. Sai che farò ora? Tornerò ad essere quel bel lago azzurro che ero prima, e questo bosco si riprenderà finalmente i suoi colori e la sua luce!
In men che non si dica Sofia e i suoi genitori si ritrovarono di nuovo in superficie.
Le fronde degli alberi, i tronchi, gli arbusti e i cespugli, i fiori e tutti gli animali del bosco si spogliarono dell'oscurità e si riappropriarono dei meravigliosi colori che Madre Natura aveva donato loro. Lo specchio indovino tornò ad essere un placido specchio d'acqua che rifletteva allegramente la luce del sole.
Gilda e Giorgio presero in braccio Sofia e se ne tornarono a casa felici e contenti.
una favola di Arianna Lana
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